Chi lavora a Bergamo sa che, dopo averlo dichiarato, l’interlocutore domanderà: “Berghem de sura o de sota (Bergamo alta o bassa)?”. Un classico, fino a prima della pandemia. Ora invece dichiarare di lavorare a Bergamo significa ricevere domande su quanto è accaduto e se si è rimasti personalmente coinvolti.
Giorgio Bagini è nato nell’hinterland bergamasco, territorio operoso e comunque provinciale, con un forte campanilismo, legato alla tradizione e alle storie contadine che erano l’humus territoriale della Bergamo raccontata da Olmi. Tradizione e modernità sono le derive che hanno portato Giorgio a coltivare la passione per il bar.
Con gli studi all'istituto turistico Leopardi a Bergamo inizia un periodo fatto di alti e bassi. Consegue il tanto agognato diploma di tecnico del turismo. E si sa che la nostra nazione è un coacervo di attività turistiche che muovono una grossa fetta di business così come richieste di validi operatori. Iniziando l’università, Scienze politiche alla Statale di Milano, si delinea in lui una debole propensione per lo studio. Lavorando in un pub per mantenersi gli studi si rende conto di avere una grossa opportunità. Lavorare tra la gente e sentirsi immerso nell'atmosfera festaiola che contraddistingue il pub gli piace, decide così di interrompere gli studi.
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